Gli scarti vegetali: nuovo metodo di conservazione degli alimenti grazie ai sottoprodotti del pomodoro.

Nuovo brevetto per allungare la vita dei prodotti: gli scarti vegetali, sottoprodotto molto utilizzato nelle pratiche agricole oggetto della ricerca effettuata dal Dipartimento di Scienze degli alimenti e del farmaco dell’Università di Parma.

Gli scarti vegetali generalmente sono visti nella loro accezione negativa, considerati come rifiuti da smaltire ed eliminare.

Ma all’interno delle pratiche agricole tali scarti possono assumere una nuova forma ed avere molteplici riutilizzi. Il loro uso più comune è ad esempio nella produzione di energia, calore, o biogas, in modo da non venire più assoggettati alla disciplina dei rifiuti ma definiti come sottoprodotti.

Studi recenti hanno dato ancora una volta nuova vita agli scarti vegetali, utilizzati per ricavare un particolare estratto antibatterico in grado di prolungare la durata degli alimenti. L’eccezionale scoperta è emersa durante l’analisi sugli scarti vegetali effettuata dal Dipartimento di Scienze degli alimenti e del farmaco dell’Università di Parma che ha depositato un nuovo brevetto di ricerca dal titolo “Produzione di antimicrobici da scarti vegetali”.

L’importante traguardo, fondamentale per le aziende che lavorano alimenti particolarmente sensibili al deterioramento quali frutta, verdura, ortaggi, è stato possibile anche grazie alla Fondazione Cariparma che ha consentito nell’ambito del finanziamento stanziato nel 2017 la nascita di questo nuovo filone di ricerca che nel corso di due anni ha portato al deposito del brevetto.

La ricerca ha evidenziato come sia possibile sviluppare un processo che si basa sulla lavorazione di tre sottoprodotti: pomodoro, melone e carote, dai cui scarti si può ottenere un estratto attivo in grado di produrre un'attività antibatterica verso i più comuni patogeni alimentari, dalla Salmonella all'Escherichia coli. 

I ricercatori difatti hanno così spiegato i risultati della loro analisi:

L'estratto non contiene molecole di sintesi e potrà trovare impiego come ingrediente per aumentare la cosiddetta “shelf-life”, ovvero la “vita di scaffale” degli alimenti.

La “shelf-life” è molto importante per la salute del consumatore e rappresenta quel periodo di tempo in cui un alimento può essere tenuto in determinate condizioni di conservazione e mantenere ottimali la sua qualità e la sua sicurezza. La vita commerciale inizia dal momento in cui l’alimento viene prodotto e dipende da molti fattori, come il processo di produzione, il tipo di confezionamento, le condizioni di conservazione e gli ingredienti.

Tale scoperta potrebbe quindi generare un nuovo utilizzo degli scarti vegetali dando nuova linfa alla “shelf-life”. Si potrebbe così ridurre notevolmente l’utilizzo di sostanze artificiali che influenzano la qualità dei prodotti a favore di sostanze naturali meno nocive per i consumatori e molto più eco-sostenibili.