Agricoltura biologica, cos'è e dove si pratica

Cos’è l’agricoltura biologica, come si fa in Italia e dov’è più diffusa? Proviamo a rispondere a queste domande in questo articolo. Scopri di più

Cos’è l’agricoltura biologica, come si fa in Italia e dov’è più diffusa

L’agricoltura biologica è una tecnica di coltivazione e di produzione del cibo che rispetta i cicli di vita naturali, nonché un metodo di coltivazione che sta crescendo sempre di più negli ultimi anni. Con l'agricoltura biologica, l’ecosistema agricolo viene considerato come modello equilibrato per lo sviluppo delle piante coltivate. È quindi fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici.

Cosa significa agricoltura biologica

Cos'è l'agricoltura biologica? L'agricoltura bio minimizza l’impatto derivante dall'uomo il più possibile, in accordo con alcuni principi fondamentali validi per qualsiasi azienda biologica:

  • colture ruotate per utilizzare le risorse in modo efficiente;

  • i pesticidi chimici, come anche fertilizzanti sintetici, antibiotici e altre sostanze sono soggetti a rigorose restrizioni;

  • gli organismi geneticamente modificati (OGM) sono vietati;

  • preferire le risorse presenti, come il letame per fertilizzante o i mangimi prodotti in azienda;

  • utilizzare specie vegetali e animali resistenti alle malattie e adattate all’ambiente;

  • bestiame allevato all’aria aperta e nutrito con foraggio biologico;

  • allevamento su misura per le varie specie di bestiame.

Coltura biologica, le tecniche

Per la produzione biologica, si utilizzano tecniche come la salvaguardia degli insetti utili, antagonisti dei parassiti, e si scelgono piante rustiche, più resistenti. Inoltre, si pratica la pacciamatura, coprendo il terreno con fieno o erba fresca per proteggerlo dagli sbalzi termici e ostacolare la crescita delle erbe infestanti. E si utilizza il sovescio, ossia la semina di alcune piante come il trifoglio, la veccia, il crescione, la colza e così via che da interrare per fertilizzare il terreno e proteggerlo dall’erosione. E non basta, perché c'è anche la rotazione delle colture, che consiste nell’alternare la coltivazione di piante che migliorano la fertilità del terreno, ad esempio arricchendolo di azoto, con piante che lo impoveriscono, sottraendo elementi nutritivi. Per concimare si utilizzano letame e concimi organici come il compost (una miscela di terra, resti vegetali, cenere di legna ecc.).

Perché scegliere coltivazioni biologiche? E perché evitare le tecniche standard, basate sull’uso dei prodotti chimici?

Differenze tra agricoltura tradizionale e colture biologiche

La differenza principale tra l’agricoltura tradizionale e quella biologica è nei metodi di produzione, a tutto vantaggio dell'alimentazione biologica. La prima, quella tradizionale, ha il suo inizio a partire dagli anni ’40. Si fonda sull'introduzione dei pesticidi in agricoltura e prodotti derivati dall’industria chimica. Questo approccio, nel tempo, ha impoverito i terreni e devastato la biodiversità degli orti. Inoltre, ha indebolito le difese dei campi basate sull’equilibrio dell’ecosistema, condannandoli a una dipendenza sempre maggiore da questi veleni.

Al contrario, l’agricoltura biologica utilizza fertilizzanti organici, generati dagli stessi processi vegetali. Questo approccio salvaguarda la fertilità dei terreni attraverso pratiche come le rotazioni colturali. La difesa antiparassitaria è basata su metodi e tecniche come la pacciamatura e il macerato d'ortica, che tutelano l’intero ecosistema. In questo modo, l’impatto ambientale è nullo con una notevole riduzione dei costi di produzione.

L’agricoltura biologica in Italia

L’Italia è ai primi posti in Europa per l’export di prodotti di origine biologica. Secondo una ricerca dell’Ispra, abbiamo “un fatturato oltre frontiera superiore a 1 miliardo di euro l’anno, un importo che rappresenta più di un terzo del giro d’affari complessivo del biologico italiano”.

Nel 2012 le aree bio coprivano 37,5 milioni di ettari, con un aumento del 5 per cento rispetto al 2011. La crescita dei terreni è costante in tutto il pianeta, dall’Africa (7%) all’Ue (6%). L’Oceania è l’area con la coltivazione biologica più ampia, pari al 32%, seguita dall’Europa.

Regioni con maggiore agricoltura biologica

Secondo il rapporto Sinab sul biologico in Italia “Il Bio in cifre”, redatto nel 2015, la superficie coltivata risulta pari a 1.387.913 ettari, arrivando all’ 11,2% della superficie agricola nazionale.

Secondo il rapporto, “Le Regioni in cui sono presenti il maggior numero di operatori biologici sono la Sicilia (9.660), la Calabria (8.787), la Puglia (6.599). La maggiore estensione di superfici biologiche si trova in queste tre regioni: 303.066 ettari in Sicilia, 176.998 ettari in Puglia e 160.164 ettari in Calabria. La superficie biologica di queste tre Regioni rappresenta il 46% della superficie biologica nazionale".

Certificazione biologica

Dal 1991, l’agricoltura biologica è disciplinata dall’Unione europea, che stabilisce le regole da rispettare e i criteri di coltivazione. In base alle direttive europee, sono riconosciuti come biologici solo i prodotti sottoposti ad accurati controlli. A tale scopo sono nati gli organismi di controllo, enti privati che hanno il compito di verificare che i produttori applichino effettivamente le direttive Ue. Il biologico è quindi controllato dal seme al prodotto finale e, se tutto è stato eseguito in conformità con le regole, presenta in etichetta il nuovo logo europeo dei prodotti biologici.

Per questo, l'agricoltura biologica è una scelta vincente per differenziarsi nel mercato agroalimentare, ottenendo risultati di qualità che hanno un impatto positivo sulla salute ed esaltano il palato.