I cambiamenti climatici: gli effetti sull’agricoltura

In occasione dell’Earth day 2019 che si tiene annualmente ogni 22 Aprile in tutto il mondo con l’obiettivo di promuovere una nuova conoscenza ambientale, sono stati diffusi numerosi dati a testimonianza di quanto il cambiamento climatico generato dall’inquinamento possa danneggiare anche la produzione agricola mondiale.

Secondo uno studio pubblicato da Nature Communications se le emissioni inquinanti non verranno ridotte entro la fine del secolo la produzione di grano diminuirà del 20%, quella della soia del 40% e quella del mais del 50%.

In Italia segni evidenti di cambiamenti climatici improvvisi sono il risultato di tale inquinamento che si manifesta con fenomeni violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, compromettendo notevolmente la coltivazione nei campi.  

Una situazione che di fatto mette a rischio il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy, che devono le proprie specifiche caratteristiche proprio all’ambiente geografico in cui vengono prodotti.

Tra gli effetti più devastanti di tale cambiamento anche la diffusione di resistenti parassiti tra cui la Xylella, batterio responsabile della distruzione di centinaia di ulivi, la cinipide galligeno, insetto che ha decimato le castagne, il punteruolo rosso che ha colpito decine di migliaia di palme, la cimice marmorata asiatica che sta devastando le coltivazioni di pere in diverse zone del nord Italia.

In tal senso la Coldiretti, principale Organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo, sostiene che:

"L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli.  Una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio”.

Inoltre durante l’Earth day 2019 la Coldiretti, secondo un’analisi svolta su dati Istat relativi alle intenzioni di semina, ha dichiarato che nel 2019 la superficie coltivata si è ridotta a 11,3 milioni di ettari a causa del consumo di suolo e della cementificazione ma anche del mancato riconoscimento del lavoro degli agricoltori, dai bassi prezzi pagati per i prodotti agricoli fino ai cambiamenti climatici che incidono moltissimo sul patrimonio agricolo italiano.

In quest’ottica Feger S.p.A, da sempre sostenitrice di una produzione sostenibile, conduce le proprie attività in modo da ridurre, laddove possibile, la produzione di rifiuti e gli altri rischi ambientali impegnandosi a prevenire i danni all’ambiente, così come è espressamente sottolineato all’interno del suo Codice Etico, guida di tutte le sue attività.